Amicizia, sport e... "La vita è un tiro da tre punti" di Marco Dolcinelli
Recensione
“La vita è un tiro da tre punti”
di
Marco Dolcinelli – Edito da Nativi Digitali Edizioni
A
cura di Giulia De Nuccio
Penso spesso a quando ero piccola e sognavo di avere
una compagnia di amici con cui condividere gioie, dolori e divertimenti, un
mondo dove sentirmi qualcuno e avere un ruolo utile per una piccola comunità.
Tutto questo poi è successo solo in parte, ho avuto
compagnie di amici ma mai di quelle che ci si porta dietro per anni. Credo di poter
contare sulle dita le persone che sono state davvero sincere e forse solo una
di queste è ancora in contatto con me dopo quasi vent’anni di conoscenza; magari
perché abitiamo lontane o perché la maturità ci ha portate a vedere la vita in
modo simile.
Tuttavia voglio davvero credere che l’amicizia,
quella con la “A” maiuscola, esista ancora e che l’età e il tempo di conoscenza
non contino poi così tanto, che valga solo l’onestà di questo bel sentimento.
Per fortuna un giorno, forse proprio grazie alla
famosa ”filosofia orientale” che mi sta tanto a cuore, mi sono imbattuta in un
libro di una casa editrice che ho scovato nel mio peregrenirare in rete ovvero Nativi digitali edizioni che ha
pubblicato il libro “La vita è un tiro da
tre punti” di Marco Dolcinelli.
Di questa casa editrice mi ha colpito la biografia,
ovvero il coraggio che quattro anni fa ha spinto dei ragazzi a fondare una società
buttandosi in un mercato difficile, un mercato che se affrontato con passione
può portare davvero molte soddisfazioni. Così ho chiesto loro, presentandomi
come blogger, dove potessi trovare una copia di questo libro. Sono stati così
gentili da inviarmene una. Ovviamente ne sono stata molto onorata anche perché
non avevo notato che il libro non era ancora uscito, spero quindi che questa
recensione sia una sorta di “apri pista” o anteprima per chi ancora non lo ha
letto.
“La vita è un
tiro da tre punti” è una storia semplice, diretta, piena di passione per il basket, ma
soprattutto di amicizia, quella che non passa e che resta nonostante il tempo e
le incomprensioni. Tuttavia una parte predominante del libro è proprio dedicata
ad uno degli sport, a mio parere più interessanti, ovvero il basket. I
protagonisti maschi del libro si ritrovano ogni volta che possono presso il
“campetto” della loro città. Questo luogo diventa un mondo dove le
preoccupazioni, i litigi, i problemi con le ragazze, sono lontani e lì conta
solo l’azione, giocare, divertirsi con un pizzico di competizione e
spavalderia; in questo luogo non importa essere professionisti, è importante
invece condividere momenti insieme. Ad ogni modo come in tutti i campetti la
rivalità tra “faide cestistiche” purtroppo non manca mai. I nostri poveri
ragazzi sono costretti perciò a fare i conti con “le bestie” (così li chiamano loro) ovvero promesse, a volte
mancate, del basket professionistico. Inizia presto una gara per contendersi il
prezioso campetto, una competizione ad
armi non proprio pari, ma pregna di passione e strategia per proteggere un
luogo di amicizia e avventura.
Tutto questo ruota intorno anche alle vicende
personali dei ragazzi fatte di amori traditi, a volte trovati ed il loro solito
bar dove si riuniscono a parlare di basket e problemi di vita.
La scrittura di Marco è piacevole e ben curata,
molto dettagliata nelle azioni cestistiche, si vede che il basket è davvero una
sua passione e che probabilmente ha vissuto alcune situazioni descritte. E’ una
storia frizzante e adatta soprattutto ad un target di ragazzi giovani, adolescenti
che amano questo sport ma anche la scrittura e le storie in generale.
Molti di loro probabilmente si immedesimeranno nelle
vite dei protagonisti che in fondo chiedono solo di essere felici e di divenire
qualcuno nella vita.
Ci sono tante domande che vorrei fare all’autore,
così mi sono permessa di chiedere alla casa editrice Naviti digitali edizioni di mettermi in contatto con l’autore e
gentilmente loro hanno esaudito la mia richiesta.
Seguite la piccola intervista che sono riuscita a
fare a Marco Dolcinelli autore del
libro “La vita è un tiro da tre punti”,
spero possa essere di vostro gradimento.
Domanda
nr.1
Ciao Marco, innanzi tutto mi presento:
sono Giulia blogger di Parole in scatola.
Il mio blog è nato circa due anni fa per
passione, ma anche per professione. Cerco di dare sempre un taglio
giornalistico ai miei articoli facendo però l’occhiolino ad una atmosfera
familiare.
Il tuo libro è ”professionale”
soprattutto quando parli di basket e molto familiare quando parli della vita
dei ragazzi. Si sente la passione che hai per lo sport senza dimenticare il “giocatore”,
ovvero la persona che vive quel gioco.
Com’è nata l’idea di questo libro? Qual
era il messaggio che volevi comunicare tu scrittore?
L'idea
del libro è nata, banalmente, giocando a basket con i miei amici. Vedevo che
spesso oltre a noi c'erano anche ragazzi molto più bravi e competitivi di noi e
questo contrasto mi ha colpito. Da lì ho iniziato a sviluppare l'idea di un
racconto, di una rivalità e ho sviluppato le storie di tutti i ragazzi. Non c'è
un messaggio preciso che volevo trasmettere, se non quello che si cresce sempre
e ogni esperienza è utile, nello sport e nella vita. Mi interessava inoltre
raccontare due mondi che conosco bene: quello degli appassionati di basket e
quello della vita di provincia, spesso molto noiosa, nel Nord Italia (tutti i
nomi sono inventati, ma in pratica ogni luogo descritto esiste sul serio e
appartiene alla zona vicino Verona in cui sono cresciuto).
Domanda nr. 2
Nel libro ci sono anche termini precisi
come “solo cotone” che secondo i racconti del mio fidanzato (ha giocato a
basket per molti anni e proprio sui campetti) è un’espressione che si usa solo se
si ha giocato davvero sul cemento.
Presumo quindi tu abbia giocato a Basket
come professionista o per passione, correggimi se sbaglio..
Solo
per passione, in realtà. Sono sempre stato troppo scarso per ambire a qualcosa
in più del dilettantismo. Ho giocato due anni in una squadra quando ero al
liceo (ma ero ancorato alla panchina, in pratica) e poi tanto campetto con gli
amici per divertimento. Ad ogni modo sono sempre stato un appassionato e,
purtroppo o per fortuna, quando inizi ad amare il basket finisci quasi per
parlare un'altra lingua. Ho cercato di tenere i tecnicismi e i termini
particolari al minimo e spero che la lettura non sia ostica per nessuno. Ho
avuto comunque la fortuna di lavorare nel basket, ma ovviamente non come
giocatore. Sono stato per due anni nell'ufficio stampa della Scaligera Basket
Verona, la squadra per cui faccio il tifo e che ho pure citato spesso nel
libro. Diciamo che anche quel periodo mi ha ispirato molto.
Domanda nr. 3
Nel libro le ragazze non sempre fanno
una bella figura, insomma sono un po’ gioie e dolori. Nella vita di un
appassionato di sport, quanto conta avere accanto una persona che “sopporta” e
“supporta” le partite domenicali e la passione per questo sport?
Avere
al proprio fianco qualcuno che capisca, o quanto meno provi a capire, le tue
passioni è fondamentale e questo vale per qualsiasi cosa e per entrambi i
sessi. Per quanto riguarda lo sport, ammetto che con noi appassionati spesso ci
vuole tanta pazienza perché tendiamo ad usarlo come riferimento per qualsiasi cosa,
a volte a sproposito. L'importante, come sempre, è non esagerare e cercare un
equilibrio. Poi dai, è vero che almeno due personaggi femminili non sono molto
positivi, ma non è che quelli maschili facciano la figura dei geni!
Domanda nr. 4
Troveremo il seguito della storia con i
protagonisti di “La vita è un tiro da tre punti”?
Ammetto
di averci pensato, ma ora come ora è una storia conclusa. Ho concepito il libro
come una serie di eventi straordinari e significativi e raccontare un
"dopo" secondo me diluirebbe un po' tutto. Diciamo che dovrebbe
venirmi proprio una bella idea per fare un seguito.
Domanda nr. 5
Qual è (o è stato) il tuo momento topico
di vita, il tuo “tiro da tre” preferito?
Ho
vissuto nove mesi in Serbia nel 2016 per un progetto SVE (Servizio di
Volontariato Europeo) e questo è stato uno dei periodi migliori della mia vita.
In senso metaforico è stato il mio "tiro da tre" preferito. Venivo da
mesi un po' complicati e andarmene da casa, senza sapere cosa aspettarmi di
preciso è stato un po' come quando provi una tripla sulla sirena in modo
disperato. Mi è andata bene. Questa esperienza mi ha aiutato tantissimo a
mettere in ordine un po' di cose. Anche riguardo a questo libro, visto che per
la maggior parte è stato scritto proprio finché ero là. Tra l'altro in Serbia
adorano il basket. Mi piace pensare che non sia una coincidenza.
Che
dire ancora? Un super grazie al simaptico Marco che si è prestato alla mia mini
intervista.
Un
saluto “sportivo” a tutti!
La
vostra blogger,
Giulia
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