Le cose che ci salvano di Lorenza Gentile: una novità da non perdere!

E' arrivato il momento “libroso”. E' un po' di tempo che non pubblico qualcosa sul blog ma sto ideando e scrivendo tanto. Ci saranno presto tante piccole novità anche letterarie! Questo spazio è per me una piccola oasi e se ogni tanto si “inceppa” cerco sempre di “aggiustarlo!”

Qualche tempo fa ho letto un libro davvero interessante, di un'autrice che non conoscevo ma che mi ha piacevolmente sorpreso. Si tratta di “Le cose che ci salvano” scritto da Lorenza Gentile e pubblicato da Feltrinelli. Il racconto è ambientato principalmente a Milano e precisamente sui Navigli, una zona storica della città meneghina ma che oggi si è trasformata in un luogo popolato da ristoranti alla moda e cocktail bar. Nel libro il quartiere viene descritto in modo nettamente diverso, sicuramente per esigenze narrative ma non escludo che in passato fosse originariamente così. La protagonista della storia è Gea, una ragazza “tuttofare” dal passato difficile. Il padre di Gea, deluso dal mondo accademico per il quale lavorava, decide di ritirarsi insieme alla famiglia in un luogo estremamente isolato. Acquista così una casa chiamata La Rocca e situata in mezzo alla natura, ad una grande distanza dalla prima città disponibile. Insegna ai figli a vivere nella natura, a sopravvivere a qualsiasi catastrofe. Impone loro un regime di vita drastico: cibi in scatola o sottovuoto, la spesa una volta al mese solo del necessario presso un emporio nel paese più vicino ecc... Gea e suo fratello vivono quindi in totale isolamento, studiano a casa e apprendono tutto ciò che possono. Per questo la ragazza impara a fare di tutto, ad essere pratica, ad aggiustare oggetti e a dare loro nuova vita. In fondo anche loro hanno una propria storia. Suo fratello Andrea invece cova una sorta di ribellione e risentimento per quella vita così solitaria. Tuttavia succede qualcosa che destabilizza quest'equilibrio familiare già precario. La madre di Gea si ammala gravemente di cancro, ma il padre tiene i figli volutamente all'oscuro di tutto. I ragazzini si accorgono dei malesseri della madre ma non possono fare nulla davanti a qualcosa di più grande di loro. Un giorno però la situazione della madre si aggrava ulteriormente. Pur avendo ricevuto un'educazione estremamente rigida e vissuto una vita fuori da qualsiasi sistema sociale “normalizzato”, Gea prende una decisione che esula da quegli schemi e tenta di salvare sua madre portandola in ospedale. Quest'azione sarà vista dal padre come un tradimento e non accetterà per tanto tempo che la figlia abbia così tradito i suoi insegnamenti. Andrea invece si chiuderà nel dolore e abbraccerà definitivamente lo stile di vita del padre. Dopo la morte della madre avvenuta in ospedale, Gea scappa dalla vecchia vita e torna nella casa della nonna a Milano, luogo che aveva visto quando era bambina in una delle rare volte in cui il padre portava i figli a farle visita. La nonna di Gea però è morta da tempo e la ragazza eredita l'abitazione iniziando qui la sua nuova vita. Attraverso il suo lavoro di “tuttofare” Gea impara a vivere emozioni, ad interagire con gli abitanti del condominio in cui abita e le persone del suo quartiere. Pur vivendo in un luogo circoscritto riesce comunque ad avere una vita sociale. Qui vige un equilibrio di mutuo aiuto, in cui lo scambio di lavori oppure oggetti è all'ordine del giorno. Ci sono attività commerciali di quartiere come bar, fruttivendolo, tabacchi e infine un vecchio negozio già chiuso dalla serranda rossa, con un'insegna un può sbiadita che recita “Nuovo Mondo”. Gea era stata in quel negozio da bambina con sua nonna e ne era rimasta affascinata. Si trattava di un luogo dove gli oggetti venivano aggiustati e riparati, con una storia ben precisa indicata su un tagliando che veniva accuratamente allegato loro. L'agenzia immobiliare che aveva rilevato questo negozio voleva venderlo al miglior offerente. Che sia una burgeria gourmet, un cocktail bar o un tabacchi con slot machine all'agenzia non interessava: bastava chiudere l'affare il prima possibile. Tutti gli abitanti del quartiere compresa Gea si ribellano a questo avvenimento e cercano in tutti i modi di salvare il loro piccolo mondo. Con un po' di fortuna, astuzia e una buona dose di amicizia tutto andrà per il meglio! Un giorno quella serranda verrà di nuovo alzata e qui inizia l'avventura vera e propria, una missione alla quale Gea non vuole rinunciare: aggiustare e donare nuova vita a questa attività, un luogo magico della sua infanzia!

Mi sono dilungata tanto sulla trama di questo libro perché per me è stato davvero interessante leggerlo e volevo riviverlo ancora una volta. Mi ha fatto riflettere su come una società dovrebbe strutturarsi per essere equilibrata. Come sempre gli estremi non sono mai davvero vivibili, la giusta via sta nel mezzo e seguendo l'esempio di Gea lo si capisce molto bene. La ragazza scappa da una vita che le stava comunque stretta, sempre in tensione senza alcun contatto umano se non quello familiare. Il padre seppur in buona fede obbliga tutti ad un regime esistenziale troppo rigido ed estremo in cui conta solo la sopravvivenza. Gea però sente il bisogno di avere contatti umani, di provare emozioni e di capire come funziona il mondo esterno. Non rinnega il suo passato ma ne fa tesoro preservando ciò che di positivo aveva. Aiuta gli abitanti del suo condominio svolgendo lavori di manutenzione e li rallegra donando loro origami abbelliti da piccole frasi lasciati nel giardino. Fa amicizia con i vicini di casa e capisce cosa vuol dire amare, aiutare ed essere aiutata. Tuttavia questo modo di vivere viene minato dal progresso, “Il nuovo mondo” rischia di trasformarsi in qualcosa di anonimo e senz'anima come l'ennesimo ristorante Pokè d'asporto o peggio. Progresso non sempre è sinonimo di miglioramento. Se un luogo funziona ha un suo equilibrio naturale, il progresso al contrario potrebbe guastare questo piccolo sistema. In un quartiere dove esistono ancora empori, dove la tecnologia è utilizzata adeguatamente aiutando le persone e non schiavizzandole, non serve altro. Il sistema “progresso”invece tende a stravolgere quel piccolo mondo funzionante per prenderne il controllo e cambiarlo a proprio piacimento.

Ciò che mi ha colpito di più di questo romanzo è come l'autrice abbia spiegato in modo lineare ma preciso tutti questi meccanismi, come le tradizioni non siano qualcosa di obsoleto o bigotto ma un modo di vivere equilibrato, dove le cose si aggiustano e non si butta via “svogliatamente” tutto ciò che si è costruito fino a quel momento. E' stato difficile per me scrivere questo articolo perché dovevo trattare temi delicati e non facili da esporre. Mi sono dovuta dilungare tanto, spero che per questa volta non vi dispiaccia! Lorenza Gentile con “Le cose che ci salvano” rientrerà nella mia personale lista di libri e autori da consigliare, da comprare e rileggere nei momenti di smarrimento.

E' una storia che dona un pizzico di speranza, in cui si può ancora credere che esistano luoghi dove tutto è equilibrato nel modo giusto.

Che dire ancora?

Un saluto “salvante” a tutti”

La vostra Blogger,

Giulia

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